I dati che seguono mostrano l’esistenza di un segnale in sé preoccupante di una possibile relazione tra vaccini e decessi in eccesso tra i giovani. Purtroppo, il governo, AIFA, e i sedicenti scienziati che il governo ha consultato hanno fallito nel loro compito, se non di proteggere da possibili eventi avversi gravi chi ha avuto il vaccino (approvato sotto condizione), per lo meno di contare e valutare in modo adeguato gli eventi avversi gravi per non ripetere eventuali errori. Non sono stati in grado di mettere in piedi una farmacovigilanza decente, né hanno ritenuto di obbligare le aziende produttrici a farlo.
Anche limitandosi ai decessi, quelli in stretta relazione temporale con la
somministrazione di una dose di vaccino sono stati decine di migliaia, non i
meno di mille di cui è stato valutato il legame causale con il vaccino che AIFA
riporta nei suoi documenti.
Riguardo la sicurezza dei vaccini continuiamo a brancolare nel buio. Questo per
colpa dei singoli operatori sanitari che
non hanno ottemperato al loro preciso dovere di riportare gli eventi avversi
gravi, e di AIFA e del governo che non li hanno minimamente stimolati a farlo.
Fatti i calcoli necessari per tenere conto delle variazioni della piramide
demografica e della riduzione generalizzata della mortalità, risulta che, tolti
i decessi attribuiti a COViD-19, nella fascia 20-29 anni nel 2020 c’è stata una
minima diminuzione dei decessi rispetto al valore atteso, mentre nel 2021 c’è
stato un altrettanto minimo aumento. In questa fascia di età si vede un debole segnale di
una possibile relazione tra l’aumento del 2021 e le vaccinazioni, parzialmente smentito
dal picco di mortalità dell’aprile-maggio, che ha preceduto la
somministrazione di massa dei vaccini, e dal picco di vaccinazioni del
gennaio-febbraio 2022 a cui non ha fatto seguito un aumento della mortalità. I dati
non consentono di dimostrare o negare ipotesi di possibili legami causali.
Nella fascia
30-39 anni invece il segnale di una coincidenza tra le vaccinazioni e il numero
di decessi in eccesso sembra più evidente. Nel 2020 non c’è stato un eccesso di
mortalità oltre a quella attribuita a COViD-19. L’eccesso rispetto all’atteso
di 410 decessi nell’anno 2021, di cui 160 attribuiti a COViD-19 e 250 da
attribuire ad altre cause, anche se non dimostra nulla, è un segnale che richiederebbe
uno studio approfondito da parte delle autorità sanitarie. Studio che autorità
politiche dovrebbero fortemente stimolare. Anche in questo caso i dati non
consentono di dimostrare o negare ipotesi di possibili legami causali, si
tratta sempre solo di un segnale.
Nel mondo di
prima dello spartiacque “vaccino-COViD-19” un farmaco con un segnale negativo
sulla sicurezza di questa entità, anche solo in un sottogruppo della
popolazione, avrebbe imposto un’azione immediata di valutazione e di
contenimento del rischio. Soprattutto se questo si fosse verificato in una sottopopolazione
che, come è evidente dai dati, ha avuto un vantaggio minimo dal trattamento: su
6,8 milioni di soggetti di 30-39 anni, 160 decessi attribuiti a COViD-19 nel
2020 (prima del vaccino), altrettanti nel 2021 (durante il vaccino), 107 già
nei primi 5 mesi del 2022 (dopo il vaccino).
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