Queste figure sono estratte dal bollettino settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS).
Ancora una volta si evidenzia come la dose di richiamo non appaia utile al di
sotto dei 60 anni, né per prevenire l’infezione (dove l’incidenza non è mai la
più bassa), né per prevenire la malattia severa (dove làincidenza è al più
equivalente a quella dei vaccinati da >120 giorni).
ISS fornisce spiegazioni fantasiose e non verificate:
«L’efficacia vaccinale riportata in tabella potrebbe essere sottostimata in
quanto considera a rischio tutte le persone tranne quelle che sono state
diagnosticate e riportate alla sorveglianza negli ultimi 3 mesi. A causa
dell’elevato numero di nuove infezioni, spesso non diagnosticate o
autodiagnosticate e quindi non riportate alla sorveglianza, il numero delle
persone a rischio considerate per la stima dell’efficacia è verosimilmente
sovrastimato, in particolare nelle fasce 12-39 e 40-59. E’ inoltre verosimile
la presenza di una più elevata sottonotifica delle diagnosi nella popolazione
non vaccinata e vaccinata da oltre 120 giorni.»
È credibile che il
numero delle persone a rischio considerate per la stima dell’efficacia sia sovrastimato. Questa sovrastima
probabilmente fa sì che tutte le curve siano più “basse”, ma perché mai
dovrebbe cambiare i rapporti tra le varie curve? Perché nelle fasce 12-39 e 40-59? Perché questa sottonotifica dovrebbe essere
più alta nella popolazione
non vaccinata e vaccinata da oltre 120 giorni?
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